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- L’IGIENE E LA CURA DEL CORPO NEL REGNO DI FEDERICO II DI SVEVIA -

18 novembre 2008

di Claudio Alessandri

Uno dei tanti aspetti rilevanti del regno di Federico II di Svevia, è indubbiamente la sua massima attenzione alle regole, che oggi riteniamo scontate, per l’igiene personale, utile alla propria salute ed a quella del prossimo falcidiato periodicamente da tremende epidemie, causa principale di vere e proprie ecatombe.

Quello che oggi, come anzi scritto, appare scontato, non lo era affatto nell’alto medioevo, durante il quale le più elementari norme igieniche venivano ignorate ed in alcuni casi, persino demonizzati.

Anche i pranzi e le cene dei nobili erano una rassegna di usi codificati contrari ad ogni principio igienico. Non esistevano forchette, i cucchiai erano fatti di legno e venivano utilizzati da più commensali dopo essere stati nettati accuratamente con la lingua, appunto per uno “stranissimo” principio salutistico, la carne, abbondantemente speziata per occultare il cattivo sapore dell’imminente putrefazione, veniva tagliata con un unico coltello e strappata a brani dalle mani.

L’igiene personale era quasi sconosciuta e l’avvento del cristianesimo con i suoi principi morali, spessissimo interpretati in maniera restrittiva tanto da rendere peccaminoso il semplice contatto con il proprio corpo normale, azione indispensabile per lavarsi. A questi bisogna aggiungere i pressanti inviti dei “Cerusici” a lavarsi il meno possibile per non privare il corpo di quegli umori indispensabili ostacoli a difesa delle malattie più comuni.

Se consideriamo l’atteggiamento dei greci e, di conseguenza, del popolo romano che fecero della cura del corpo una vera e propria filosofia, è difficile comprendere questo decadimento medievale e non solo, ed ancor più valorizza l’atteggiamento di Federico II che della cura del corpo ne fece addirittura un codice di comportamento.

A dimostrare quanto affermato è sufficiente una escursione non superficiale presso Castel del Monte, capolavoro architettonico federiciano in Puglia. Ebbene se non sufficientemente esperti è utile affidarsi ad una guida esperta. Si noterà subito fra le tantissime particolarità la cura che l’architetto medievale ha dedicato alla costruzione dell’impianto idrico. Con ogni probabilità nelle zone delle Murge anche allora l’acqua doveva essere un bene prezioso, ma ciò che stupisce è che essa era abbondantemente usata per l’igiene personale degli ospiti. Nel castello c’erano infatti diversi bagni forniti di acqua corrente che, proveniva da ampie cisterne collocate sui terrazzi dove erano alimentate dalla pioggia.

Esatto pertanto quanto affermato dallo studioso Giovanni Wintertur quando scriveva: “L’imperatore consuma solo un pasto al giorno e prende il bagno anche la domenica”; ambedue abitudini da igienisti, estremamente improbabile in un epoca durante la quale gli abusi culinari e la scarsa pulizia corporale erano la norma, ben poco poteva fare l’uso a dismisura di profumi ed unguenti; ci riferiamo ovviamente ai soli ricchi, non osiamo immaginare la situazione della popolazione minuta.

L’attenzione che Federico II dedicava alla cura del corpo ci viene illustrata da numerose fonti. Le terme di Pozzuoli, tanto decantate da Pietro da Eboli nel “De Balneis Puteolanis”, furono riportate agli antichi splendori proprio da Federico che le frequentò per curarsi dai postumi di una malattia contratta nel 1227 a Brindisi, quando dovette rinviare la partenza per la Crociata in Terra Santa.

Proprio in occasione della Crociata del 1228, l’imperatore chiese ad Adamo da Cremona di scrivere il “Regimen iter argentium vel peregrinatium”, un vero e proprio trattato di medicina militare che istruiva i cavalieri ed i pellegrini in partenza sul come affrontare il viaggio, il clima e gli animali dei paesi orientali.

Alla corte sveva circolava poi un libro di grande interesse per tutti, il “De retardatione acidentium senectutis”; uno misto di giovane scienza, alchimia, precetti spiccioli che insegnava – come dice chiaramente il titolo – a vivere più a lungo e soprattutto in completa efficienza rafforzando le prestazioni del corpo e della mente con le proprietà dei prodotti naturali.

Il cronista padovano Rolandino riferisce che durante l’assedio a Parma del 1248 l’imperatore, convalescente da una breve malattia, provvedeva a rimettersi in sesto con qualche passeggiata, meglio esercitando le attività sportive preferite. La prescrizione gli costò cara: i Parmigiani, approfittando di una sua uscita sulle ghiaie del torrente Taro per una battuta di caccia, attaccarono il campo imperiale e gli imposero una cocente sconfitta.

Le circostanze della vita impedirono a Federico II di trarre profitto dalle sue conoscenze e dalle sue sane abitudini. Egli morirà infatti a soli 56 anni in circostanze che ogni tanto qualcuno, in attesa di nuove definitive fonti, mette ancora in discussione. La sibilla aveva predetto per lo ”Stupor Mundi” una morte non morte e molti le cedettero, anche se il vaticinio è improbabile, in ogni caso bisogna ammettere che l’affermazione è di indubbio effetto emotivo.

articolo del 18/11/08
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