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- ROBERT CAPA IN ITALIA PRESSO SPAZIO OBERDAN, MILANO.

29 gennaio 2015

di anna scorsone alessandri

 Dopo il successo di Roma, Firenze e Genova arriva allo Spazio Oberdan di Milano la mostra dedicata al grande fotoreporter di guerra Robert Capa, che racconta gli anni della seconda guerra mondiale in Italia.

L’esposizione curata da Beatrix Lengyel  ci racconta lo sbarco degli Alleati in Italia attraverso gli occhi di colui che è considerato il padre del fotogiornalismo, colui  che ha saputo guardare da vicino gli eventi, affiancandosi al dolore: “se le tue fotografie non sono all’altezza non eri abbastanza vicino” diceva Robert Capa.
Capa, famoso in tutto il mondo, per una foto scattata a Cordova dove ritrae un soldato dell’esercito repubblicano colpito a morte da un proiettile sparato dai franchismi. Questa foto è tra le più famose fotografie di guerra mai scattate.

La foto è stata al centro di una lunga diatriba in merito alla sua presunta non autenticità, in base al lavoro svolto dallo storico della fotografia Ando Gilardi, che ha analizzato, nei primi anni ’70, i negativi originali di Capa. Il quotidiano di Barcellona “El Periodico de Catalunya” avrebbe accertato che la celebre foto fu scattata nei pressi di Cordova, in Andalusia, nel villaggio di Espero.
L’identità del miliziano non è stata mai accertata, non esiste il corpo né esiste un certificato di morte. Chi viene colpito mentre corre generalmente cade in avanti. Di per sé l’eventuale falso della foto nulla toglierebbe al valore storico che essa ha acquisito come simbolo dei soldati lealisti morti durante la guerra civile spagnola.

Ma a sgomberare definitivamente il campo di questa lunga diatriba, è il Centro Internazionale di Fotografia che nel 2013 scopre e diffonde un intervista radiofonica, risalente all’ottobre del 1947, in cui Robert Capa spiega esattamente cosa è successo: “Ho scattato la foto in Andalusia, racconta, mentre ero in trincea con 20 soldati repubblicani, avevamo in mano dei vecchi fucili  e morivamo ogni minuto”. La foto è stata scattata mentre i soldati con cui viaggiava correvano a ondate verso una mitragliatrice fascista per abbatterla. Al terzo o quarto tentativo di assalto dei miliziani “ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa, continua l’intervista, senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto.

Non ho sviluppato subito la foto le ho spedito assieme a tante altre. Sono stato in Spagna per tre mesi e al mio ritorno ero un fotografo famoso, perché la macchina fotografica che avevo sopra la mia testa aveva catturato un uomo nel momento in cui gli sparavano. Si diceva che fosse la migliore foto che avessi mai scattato, ed io non l’avevo nemmeno inquadrata nel mirino perché avevo la macchina fotografica sopra la testa”.
Le 78 fotografie, in bianco e nero scattate nel biennio 1942 – 44 esposte, mostrano una guerra fatta da gente comune, di piccoli paesi ridotti in macerie, di soldati e di civili vittime di una strage, tutto trattato da Capa con la stessa solidarietà che gli permette di fermare la paura, l’attesa, l’attimo prima dello sparo, il riposo, la speranza.  Un viaggio fotografico che dallo sbarco in Sicilia nel 1943 si spinge fino ad Anzio, per arrivare al 1944 e rivelare le tante facce della guerra abbandonando la retorica per spingersi dentro il cuore del conflitto.  

Spiega  John Steinbeck: “Capa sapeva cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografe quella emozione conoscendola da vicino”
La mostra dal titolo ROBERT CAPA IN ITALIA è a cura di Beatrix Lengyel in collaborazione tra la Città metropolitana di Milano la Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia e il Museo Nazionale Ungherese di Budapest, con il patrocinio del Comune di Milano è ospitata presso lo  Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto, 2. – martedì-domenica ore 10,00 – 19,30  ingresso € 8.00 intero, ridotto € 6.50 - dal 29 gennaio al 26 aprile 2015.

- ROBERT CAPA IN ITALIA PRESSO SPAZIO OBERDAN, MILANO.