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- L'ALLUVIONE CHE COLPė PALERMO NEL 1931. QUANDO LA CITTA' VENNE SOMMERSA DALL'ACQUA -

16 febbraio 2009

di Claudio Alessandri

   Le intense precipitazioni piovose accompagnate da grandine frammista a nevischio e l’abbassamento delle temperature a quote innaturali per Palermo e la sua provincia, nonché per l’intera Sicilia, riconducono alla mente i racconti di coloro che vissero l’esperienza traumatica della disastrosa alluvione che colpì la nostra città tra il 21 ed il 23 febbraio 1931.

Mi torna prepotente il racconto di un anziano usciere del Comune di Palermo che, quando lo conobbi, prestava servizio presse gli uffici dell’Urbanistica siti in via Roma e prospicienti il teatro Biondo e l’albergo diurno , da anni chiuso, .

Ebbene questo usciere ogni qualvolta iniziava a piovere e le precipitazioni non si esaurivano dopo poche ore, ricordava con preoccupazione, l’alluvione del 1931 che aveva vissuto in tutta la sua eccezionalità e tragicità fino a condizionarlo, anche se non richiesto iniziava a raccontare con voce sensibilmente emozionata, ogni tentativo di interromperlo risultava vano, era d’uopo ascoltare il racconto fino alla fine, per rispetto alla sua età e poi, debbo essere sincero, perché quel racconto mi affascinava.

I due o te giorni che precedettero il nubifragio furono interessati da un asfissiante vento di Scirocco e, secondo la consolidata tradizione popolare, bisognava attendersi l’acquazzone al cadere del vento, fu quello che accadde regolarmente, solo che la pioggia cadde con tale intensità, tra il 21 ed il 23 febbraio che fu causa di una alluvione disastrosa.

La pioggia cadde violenta e senza interruzioni per circa cinquanta ore provocando un rapido innalzamento e straripamento dei corsi d’acqua che interessano l’ampia piana su cui si estende Palermo, la Conca d’Oro, interessata qua e la da modesti promontori e depressioni altrettanto limitate. Palermo non era nuova a simili fenomeni, la storiografia ufficiale ce ne tramanda di simili avvenuti rispettivamente nel settembre del 1557, 1666, 1689, 1769, 1772, 1778, 1851, 1862, 1907 e 1925. Tutti questi eventi degni di memoria provocarono certamente dei danni alle campagne ed alla città, ma l’alluvione del 1931 è rimasta nel ricordo dei palermitani per i numerosi danni provocati a molti monumenti illustri ed in particolar modo perché causò la morte di molti cittadini e numerosissimi feriti.

I principali corsi d’acqua che nel loro percorso interessano la nostra città, non sono di grande portata idrica, ma se alimentati da precipitazioni intense e nel breve tempo, divengono pericolosi per la loro forza distruttiva ed incontrollabile, molto simile ai corsi d’acqua con caratteristiche torrentizie. Bisogna notare che alcuni di questi modesti fiumi sono stati deviati dal loro alveo originario, dando luogo a strozzature ed ostacoli che, in particolari condizioni di intense precipitazioni, divengono ostacoli che impediscono un rapido scorrimento delle acque, dando origine ad inevitabili straripamenti e non di rado a crolli disastrosi di ampi tratti di argini.

I principali fiumi che interessano direttamente l’abitato sono: il Passo di Rigano, oggi canalizzato, il Danisinni-Papireto, il torrente Kemonia ed il fiume Oreto. I primi due si originano nel così detto Vallone di S. Martino al termine della Serra dell’Occhio e giungono a valle rispettivamente nelle vicinanze del Piano dell’Ucciardone, meglio conosciuto come “Vallone del Maltempo”, il secondo sfocia nell’antico porto della Cala; il Kemonia si forma poco al disotto della città di Monreale e finisce la sua corsa gettandosi nel mare della Cala; l’Oreto ha la sua sorgente nel monte Gibilmesi e sfocia a Sud-Est di Palermo, il suo bacino è molto vasto e privo di ostacoli, presso la foce dove originariamente scorreva sotto le arcate di Ponte Ammiraglio, è stato deviato senza creare però alcun impedimento allo scorrere delle acque verso il prossimo mare.

In ogni caso, a prescindere dallo stato dei luoghi ai quali non si prestava attenzione se non nei momenti di pericolo, l’alluvione venne generata dalle eccezionali condizioni atmosferiche, allora non prevedibili.

Quelli furono giorni di disperazione e paura, Palermo era allagata gravemente in più punti, i luoghi maggiormente colpiti furono il Piano dell’Ucciardone, tutto il tratto interessato dal Papireto e quello del Kemonia, il Passo di Rigano, nella sua corsa distruttrice fece franare tutto l’argine sinistro nei pressi dell’abitato di Bocca di Falco, trascinando nel crollo parecchie abitazioni. Le acque cominciarono a scorrere come fiumi vorticosi nella zona di via Perpignano, nonché Corso Olivuzza. La strada Noce-Passo di Rigano, delimitata da robusti muraglioni, divenne ben presto un fiume impetuoso che ulteriormente alimentato dall’acqua che giungeva dal Papireto e da Corso Alberto Amedeo, raggiunse in un baleno via Volturno e Piazza Verdi ed incanalata da via Cavour, raggiungeva il mare.

Piazza S. Onofrio e Via Venezia vennero interessata dalle acque provenienti dalla depressione Denisinni, le stesse defluirono in seguito verso Piazza Marina ed il porto della Cala. La parte alta della città venne risparmiata, ma nei pressi di Palazzo dei Normanni l’alluvione colmò la depressione dell’odierna Villa d’Orleans confinante con la galleria ferroviaria che attraversava, in sotterranea, Piazza Indipendenza, un muro di contenimento crollò allagando la galleria. Il fiume Oreto causò solo lievi danni, scorrendo a Sud della città non causò distruzioni di abitazioni o di monumenti, come gia scritto, riconquistò il suo antico alveo e tornò a scorrere sotto Ponte Ammiraglio come era avvenuto fino a 600 anni prima.

Viceversa il Passo di Rigano, colmò la zona dell’Ucciardone, densamente abitata e quel che è più grave, allagò le cave di calcarenite, numerose e vaste in quella zona, rendendo precarie le fondamenta delle abitazioni sovrastanti.

Altra grave conseguenza di quello spaventoso evento fu che la falda freatica si innalzò notevolmente raggiungendo le zone di Tommaso Natale e Partanna Mondello già interessate da vaste zone paludose, questo fenomeno si evidenziò con la spontanea presenza di molte sorgenti artesiane.

Da quei lontani eventi molte cose sono mutate, anche se non in modo risolutivo, comunque i lavori di canalizzazione dei vari torrenti ed una rete fognaria che serve l’intera città, dovrebbe garantire che, in presenza di eventi atmosferici di eccezionale violenza, le acque verrebbero convogliate velocemente verso il mare evitando a Palermo altre distruzioni e lutti. Certo è che la cementificazione selvaggia di questi anni creerà non pochi problemi allo scorrimento dell’acqua piovana, captata nel passato dalla terra dei vasti agrumeti che circondavano la città.

articolo del 16.2.09 siciliainformazioni

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