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- C A L O G E R O B A R B A

LE OPERE DI Calogero Barba hanno sempre svariate valenze e contenuti. Barba usa “oggetti” di uso comune di un passato temporalmente non lontanissimo, tradizionalmente legati ad una civiltà contadina che affonda le sue origini in un tempo remoto. Dall’oggetto originario prendono vita e significato, in un sommarsi di simbolismi che mutano l’aspetto etnografico in una serie di messaggi, imperativi inviti che risuonano ad annunciare il “lavacro purificatore”. Echi lontani di un passato nobile, sbiadito dalla consuetudine con il bello, in un assurdo  capovolgersi del concetto estetico del “troppo visto”, un torpore generato da un’assuefazione nel vive da “semidei” che finisce per generare una morte non morte, uno stato di quiete beatitudine nel tumultuare degli eventi che, sempre di più incalzano: una cristallizzazione del tempo in un attimo esaltante di una civiltà che, non progredita ha generato barbarie. Barba squarcia queste “tenebre”, richiamando in vita oggetti polverosi e negletti, arricchendoli di significati che sfuggono all’osservatore distratto che, per comprendere è costretto ad uno sforzo mentale che è sì dolore ma, principalmente, vita; un risveglio da un lungo sonno privo di sogni che ha rigenerato le membra, ottenebrando le menti.   Le opere di Barba vanno al di là del visibile, sollecitando domande e fornendo  risposte che ci appagano, dando un senso a ciò che siamo, ridestando le armonie del passato; non solo l’effimera giovinezza, ma la primigenia essenza dell’umanità, creata per dare amore e non morte e dolore.        
Le “i'ntuizioni” di Barba possono essere lette perché questo artista ha avuto il grande merito di renderli comprensibili nel preciso intento di divulgare il suo pensiero e, così facendo, ha ottenuto il duplice risultato di soddisfare un forte desiderio di estetismo e, nel contempo fare rivivere un passato dai mille simboli, sorgente di una cultura altrimenti colpevolmente dimenticata.  
         
         Claudio Alessandri  

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