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- C A L O G E R O B A R B A

      La ricerca di Calogero Barba affonda le sue radici nell’anima del popolo, negli oggetti di uso quotidiano che scandivano le ore ed i giorni di una civiltà contadina inconsapevole, orgogliosa continuatrice di un remoto passato pervaso da divinità tutelanti frammiste a pratiche magiche per scongiurare malattie morte. Barba dedica tutto se stesso alla ricerca dell’anima siciliana, sprofondando con mani febbrili, guidate da un vivissimo impegno, nelle viscere della gente, riportando alla luce tradizioni remote nobilitate da forme, colori; dalla elegante disposizione o dall’aggiungersi di elementi che vanno a completare armonicamente oggetti che, altrimenti, sarebbero destinati a scomparire nella routine del vivere quotidiano.   Tutte le installazioni di Barba meriterebbero una analisi capillare perché ciascuna di esse ha contenuti da analizzare nel tentativo di ritrovare se stessi nel tempo e nello spazio. Una grande pedana bianca, sulla quale tre assi ricurve delimitano uno spazio centrale triangolare, ospita al centro un grande teschio bovino, dalle corna dipinte che calamita la nostra attenzione. I colori con cui sono stati dipinte le tre assi non sono certamente casuali, ma richiamano alla mente sensazioni sopite, stimolando il nostro essere alla ricerca di simbolismi vibrazioni  di godimento estetico. Il cranio taurino richiama pensieri di morte ma le corna dipinte danno all’assieme l’aspetto di un simulacro propiziatore: riemergono dalle tenebre del tempo riti pagani dove ogni segno, ogni forma o colore servivano a propiziarsi divinità misteriose e vendicative. Altre installazioni rispecchiano l’ingenuità del popolo e, nel contempo la sua semplicità d’animo.                                                                
Un piccolo gioco  a mo’ di cappelletta votiva racchiude un simulacro religioso posto tra due gobbetti dalle gambe a forma di cono di colore rosso; è spontaneo un benevole sorriso subito rabbuiato dalla consapevolezza che Barba ha colto il vero “volto” del popolo dolore e speranza, fame ed ingiustizia, spingono ancora oggi ad accostare il sacro al profano in una implorazione affatto blasfema, ma carica di spiritualità e se vogliamo, di ingenua, trepida attesa di un improbabile miracolo. Barba tutto questo lo ha compreso e rivissuto, con esaltazione lo ha rappresentato artisticamente dando un senso armonico all’apparente banalità, speranza là dove impera paura e dolore; un atto d’amore verso quel popolo che lo ha ispirato e che ha dato corpo alla sua realizzazione artistica.   
                Claudio Alessandri

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