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- “ANTONIO CANOVA. L’IDEALE CLASSICO TRA SCULTURA E PITTURA”. A FORLI' IN MOSTRA ANCHE DUE INEDITI -

26 gennaio 2009

di Claudio Alessandri

   Il 25 gennaio u.s. è stata inaugurata a Forlì una mostra dedicata allo scultore e pittore Antonio Canova. Si tratta di una rassegna straordinariamente ricca e varia, non unica nel suo genere, ma indubbiamente non comune, in considerazione che un’altra rassegna di notevole ricchezza dedicata allo scultore di Possagno risale al 1992, svoltasi a Venezia.

La rassegna forlivese: “Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura”, si è resa possibile grazie all’intervento determinante della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, la stessa è stata curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Serge’j Androsov, l’allestimento è stato affidato a Wilmotte e Alessandro Lucchi.

Sono ben pochi a conoscenza che la Romagna fu il luogo determinante per l’estrinsecarsi dell’arte del Canova, e per il ritorno generalizzato al classicismo, in scultura come in pittura.

La rassegna dedicata al grande artista veneto si compone di ben 160 opere, impreziosite da due opere inediti del Canova, tornate all’ammirazione del pubblico proprio grazie alle fervide e competenti ricerche che hanno avuto l’input decisivo proprio dall’iniziativa espositiva forlivese.

I due inediti sono rappresentati dall’Erma del Cimarosa e l’olio che ritrae nelle sembianze di San Giovannino il Principe Lubomirsky.

L’esposizione di Forlì assume particolare importanza per il numeroso pubblico richiamato dall’universale notorietà del famoso scultore veneto, ma in particolar modo per gli esperti e studiosi d’arte, l’esposizione canoviana oltre ad annoverare una selezionatissima presenza delle sue sculture, dipinti, gessi, bozzetti e disegni, verrà completata dalla contemporanea presenza dei modelli antichi dai quali l’artista ha tratto ispirazione, ma anche numerosi dipinti realizzati da artisti a lui contemporanei con i quali si confrontò, in spirito competitivo non polemico, una tenzone di altissimo contenuto culturale.

La mostra che comprende, come già scritto, scultura e pittura, sarà nobilitata ulteriormente dalla presenza di opere di Raffaello e Tiziano ed altri artisti minori, tutti esponenti di quel “classicismo” che fu alla base dell’ispirazione per moltissimi artisti operanti negli anni dell’ultimo settecento e nei primi dell’ottocento.

La città di Forlì annovera tre capolavori canoviani, una “Ebe” considerata uno dei suoi massimi capolavori, realizzata tra il 1816 ed il 1817, su commissione della contessa Veronica Guarini.

In precedenza nel 1814 Canova aveva scolpito: “La danzatrice con il dito al mento”, su ordine del banchiere Domenico Manzoni. Questa opera, dopo la morte del committente, avvenuta in circostanze tragiche e colme di mistero, scomparve e non fu mai più ritrovata, in compenso rimane tutt’ora la bellissima stele funebre realizzata dall’artista per la tomba del banchiere Manzoni, opera che può essere ammirata all’interno del tempio dedicato alla Santissima Trinità, a Forlì.

La statua della forlivese “Ebe”, ha una “sorella” realizzata sempre dall’artista veneto per la consorte di Napoleone, l’Imperatrice Giuseppina. Queste due sculture diedero modo a Canova di cimentarsi in una sbalorditiva sfida, cioè dare il senso del volo alla scultura che appare affrancata dalla capziosità della legge di gravità, un effetto apparente ottenuto con abilità tecnica, ma anche frutto di profonda conoscenza dell’arte scultorea.

Canova fu il massimo esponente della corrente neoclassica e nelle sue “Ebe” racchiuse tutta la bellezza di un essere puro quale può essere solo il vivere i trepidi anni della giovinezza.

La rassegna della città romagnola è un compendio di tutto ciò che di più bello poteva essere reperito presso musei, ed enti pubblici e privati di tutto il mondo. Una raccolta di “meraviglie” mai radunate nello stesso momento in un unico luogo a dimostrazione che Canova non fu solo lo scultore conosciuto ed osannato per le opere scultoree, seppur stupende, che ritraggono: “Paolina Borghese o Le tre grazie”.

Questo artista amato quasi all’isterismo dai suoi contemporanei, trovò poco dopo il XVIII secolo dei critici severi e riteniamo che non ebbero del tutto torto quando affermarono: “…fu riformatore della scultura, ma non riuscì perfetto; imitò l’antico, non la natura; ebbe la perfezione dell’arte antica, nella forma sensibile, non l’ideale nuovo apportato dal Cristianesimo, diede la forma fredda e calma delle deità mitologiche, non le aspirazioni, gli affetti…”,“…tuttavia si considera come il principe degli scultori del suo tempo…”.

Un merito indiscutibile Canova lo ebbe e fu quello di ottenere dalla Francia la restituzione all’Italia di quasi tutti i capolavori che Napoleone aveva trafugato dal nostro Paese.

Antonio Canova si spense a Venezia il 12 ottobre 1822.
articolo del 26.1.09 italiainformazioni

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