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- A PROPOSITO DELLE NORME SANITARIE

29 novembre 2008

di Claudio Alessandri

Richiamandoci all’argomento trattato precedentemente che affrontava, anche se brevemente, l’importante capitolo delle “Norme Sanitarie di Federico II”, abbiamo accennato alle prevenzioni destate dalla convinzione che il “Puer Apuliae” si dedicasse a pratiche mediche contrarie alla morale ed ai dettami religiosi di quell’evo, le autopsie e addirittura le vivisezioni affermazioni basate su preconcetti che i suoi detrattori non furono mai in grado di provare con certezza, ma che gettarono sullo svevo l’ombra demoniaca necessaria a convincere il popolo, in gran parte vittima delle più svariate credenze e superstizioni, di avere a che fare effettivamente con l’anti Cristo, come d'altronde preconizzato, ancor prima della sua nascita, da indovini ed àuguri.

 
Fra i sostenitori maggiormente accaniti si annovera Salimbene De Adam, un frate minorita, fra i più acerrimi nemici di Federico II, nonché fedelissimi al Papa ed alle sue tesi che l’Imperatore combatté fino alla fine dei suoi giorni, per affermare la divisione netta fra il potere spirituale di Roma e quella temporale a lui concesso per autorità divina. Quindi soggetto ad alcuno e “pari fra i pari”.
 
A proposito della condotta dello Staufen, molti secoli dopo la sua morte, lo storico francese A.J.L. Huillard – Bréholles, affermò nel 1800, nel contestare le voci di immoralità che pesavano come macigni sul capo dello “Stupor Mundi”:  “Federico II può essere stato un cattivo soggetto, ma senza dubbio fu un grande imperatore”.
 
Tornando all’insegnamento della medicina, dopo gli editti di Melfi, questa poteva essere insegnata esclusivamente presso l’università di Salerno. Solo dopo circa mezzo secolo questo privilegio fu concesso da Carlo I d’Angiò all’università napoletana.
L’idea federiciana che contemplava esclusivamente grandiosi progetti, era tesa alla creazione nel meridione italiano, di un prestigioso polo culturale, al pari delle più famose università europee che, a quel tempo, esistevano solamente a Parigi, Oxford, Bologna e Padova.
Allorché divenirono operanti le disposizioni contenute nel “Liber Augustalis”  le farmacie vennero poste sotto l’attento controllo dei sovrintendenti regi. Tutti coloro che erano preposti a preparare i medicinali, gli sciroppi, vari medicamenti, dovevano agire costantemente con la presenza del medico e sotto la sua responsabilità.
 
I funzionari reali sorvegliavano, con la massima attenzione, che nelle farmacie non fossero presenti veleni o preparati dannosi alla salute; controllavano il conferimento, la durata dello stesso e il prezzo di ciascun preparato.
Per coloro che svolgevano il delicato compito dell’insegnamento universitario, fatto che non era riscontrabile nell’intera Europa, non potevano esercitare altre attività. Per potere insegnare era necessario che i professori superassero un esame di idoneità. Dovevano prestare giuramento al re e non discostarsi dai programmi stabiliti che si componevano della lettura dei testi antichi in forma autentica. L’oscultazione del polso e l’esame delle urine, molto diffuso a quei tempi, rendeva obbligatorio approfondire lo studio sui testi arabi, ebrei, bizantini e latini.

articolo del 29/11/08
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