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- FRANCISCO GOYA E I DISASTRI DELLA GUERRA. UNA MOSTRA A TORINO FINO A FEBBRAIO -

22 gennaio 2009

di Claudio Alessandri

La città di Torino ospita, per la seconda volta, le preziosissime e splendide “incisioni” di Francisco Goya. L’esposizione è ospitata presso i locali della Biblioteca Nazionale Universitaria della città piemontese ed è stata inaugurata il 15 gennaio.

La prima grande esposizione delle “grafiche” del maestro iberico, tenutasi sempre presso i locali della Biblioteca appena un anno addietro, comprendeva le opere della serie: “Los Caprichos – Goya Illuminista fra Settecento ed Europa Napoleonica”. Manifestazione che ha registrato un immenso favore di pubblico e di critica. Quest’anno, quasi a completamento della prima manifestazione, sono state proposte ai visitatori le incisioni della serie: “Los Desastres de la Guerra”. La mostra comprende ben ottanta tavole originali che Goya ha inciso su lastre di rame ed é composta della quinta tiratura, di qualità eccelsa.

La serie dedicata alla guerra ed alle inevitabili rovine, fu realizzata fra il 1807 ed il 1813, durante l’invasione della Spagna ad opera delle truppe francesi, poco dopo la rivoluzione e prima dell’avvento dell’avventura napoleonica. Il volere espansionistico francese si estrinsecò nella tragica invasione iberica e causò tremende ripercussioni per la popolazione, Goya pose mano alle “incisioni” senza avere alcun intento di carattere politico, osservò gli avvenimenti spesso orrendi e, procedette nel suo lavoro quasi da osservatore, senza alcun coinvolgimento emotivo, le sue incisioni quanto mai complesse e sulle quali intervenne numerose volte successivamente per completarle con nuovi particolari, o semplicemente, per perfezionarle, danno l’impressione di un procedere cronachistico secondo il susseguirsi degli eventi bellici, un’insieme coerente di “annotazioni” scaturite da avvenimenti tragici, orrendi come potevano essere e come sono ancora ai nostri giorni, gli illogici atti di uomini che, nei tratti e nelle azioni, poco hanno di umano, giustificando infami esecuzioni, non solo di soldati ma in principal modo del popolo inerme. L’atteggiamento di Goya riguardo all’invasione della sua Terra, parve talmente distaccato da essere erroneamente considerato filo francese.

Goya procedendo nel suo lavoro inizia a comprendere l’orrore dei fatti e degli atti dei quali è testimone, la sua mente si scrolla dai condizionamenti da artista al di sopra di qualsiasi evento, finalmente riesce a distinguere la differenza che intercorre e separa avvenimenti estremamente tragici quali la ribellione nefasta della natia Saragozza del 1808 o la funesta carestia che colpì Madrid che si protrasse dal 1810 al 1811 che causò la morte di migliaia di cittadini e fu concausa di episodi di bestiale ferocia nel tentativo di procurarsi del cibo ad ogni costo.

Il grande artista spagnolo fu partecipe di entrambe gli avvenimenti e non poté fare a meno di registrarne le conseguenze virulente, impossibile ignorarle, constatò di persona e con dolore che la guerra metteva a vivo gli istinti più sordidi dell’uomo, azioni insane ed abbiette che investivano in modo particolare i più deboli e meno protetti dalla bestialità inevitabili di una conquista territoriale per mezzo delle armi, si rese finalmente conto che il popolo subiva quelle violenze, non partecipava attivamente, sconsolatamente soffriva e in silenzio subiva.

Lo schiudersi della sua mente alla comprensione segna il paesaggio dalla rappresentazione incisoria artisticamente perfetta, ma ricercatamente rappresentativa, alle incisioni nelle quali si avverte con chiarezza il turbamento di un artista che oltre ad osservare, partecipa emotivamente, l’incisione rimane perfetta nella esecuzione, ma è allora che nelle sue raffigurazioni entrano a far parte i sentimenti, la sua partecipazione si estrinseca in immagini dolorose nelle quali la violenza diviene protagonista, sovrastando l’insieme artistico che rimane comunque essenziale alla comprensione.

Con quale ordine procedette l’artista nel lavoro di incisione non è dato sapere, si può supporre comunque che Goya diede inizio ai disegni preparatori durante il suo trasferimento da Saragozza a Madrid che avvenne nell’inverno 1808 – 1809. Le lastre non aiutano minimamente a stabilire una progressione nell’esecuzione, infatti l’unica che reca incisa una data, 1810, non è certamente sufficiente a dare una risposta certa.

Sappiamo però che Goya completò la serie riprendendo ad incidere nel 1820, realizzando la seconda parte del suo immenso lavoro, incise i “Caprichos enfàticos”. Nello stesso periodo provvide ad ordinare le lastre ed a numerarle nuovamente completando la serie che si compose di ben ottantadue lastre. Dopo la morte di Francisco de Goya y Lucientes avvenuta nel 1828, a Bordeaux dove si era recato in esilio volontario, le lastre incise andarono in eredità al figlio Javier e rimasero inedite fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1854 attentamente custodite a Madrid.

La prima edizione vide la luce nel 1863 ad opera dell’Accademia di San Fernando. Alcune lastre vennero “tirate” quando Goya era ancora vivente appartenenti alla serie dei “disastri della guerra” quasi certamente sono 493 prove dell’autore e sono gelosamente custodite presso numerosi musei di tutto il mondo. Certamente alcune prove, insieme a 62 disegni preparatori sono in possesso e custoditi a Madrid presso il Museo del Prado.

articolo del 22.1.09 italiainformazioni

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