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- LAURA RICCOBONO E LA SUA "FORESTA INCANTATA" UNA MOSTRA A PALERMO -

18 aprile 2009

di Claudio Alessandri

Data la giovane età di Laura Riccobono, si è subito sospinti da curiosità nell’osservare le sue opere pittoriche, una curiosità che non cela alcun desiderio di dare un giudizio, ma solo quello strano richiamo che ci raggiunge ogni qual volta ci viene proposto un’artista che, forse riuscirà ancora una volta a incidere sul nostro “vecchio” cuore mai sazio di bellezza, una gradevole sensazione di pace veicolata dai soggetti dipinti e dalle atmosfere che li circondano donando indispensabile preziosità all’insieme compositivo, coerente nelle proporzioni formali e nei cromatismi.

Laura Romano che, ancora una volta, ha “impaginato” la mostra di Laura Riccobono, è riuscita con grande sensibilità, a tracciare un percorso visivo che narra con estrema evidenza momenti creativi “diversi”, pulsioni del tutto intime dell’artista per momenti particolarmente significativi del suo percorso vitale dal quale con naturale osmosi, travasa nelle sue opere sentimenti rappresentati da “forme e da colori”, a volte definiti in aspetti attraenti e armonie cromatiche che suggeriscono momenti liberi da ogni ambascia, sereni, forse felicemente romantici, mostrando non pudicamente, ma con forza incisiva, il palpito che scuote ed emoziona una giovane esistenza.

I dipinti di Laura Riccobono ci mostrano alberi scheletrici dal cromatismo parco, forse triste, eppure è bastevole un semplice tratto di giallo sulfureo sapientemente accostato al tronco per dare un messaggio di speranza, quel giallo solare è fiducia per il futuro e poco importa se ad intristire lo sfondo il cielo alterna tonalità blu – violaceo a neri funerei.

Immediatamente veniamo violentati nelle nostre riflessioni, da altri alberi, senza dubbio altrettanto scheletrici, indecentemente nudi, ma che si stagliano su di uno sfondo che “esplode” in un supposto tramonto dai colori possenti, tramonto, supponiamo mediterraneo e per la forza delle cromie, supponiamo ancora una volta, totalmente siciliano.

Gli alberi di questa artista, denotano, tutti, un sofferente andamento dei rami, ancor più evidente per l’assenza di chioma e, quasi volutamente, impietosamente “condannati” a mostrare il loro tormento nell’evidenza coloristica dello sfondo, sempre luminoso, dai colori limpidi, diremmo quasi puri, scevri da qualsiasi inclusione che renderebbe l’insieme meno godibile, causa di fastidio visivo.

La stessa sensazione ci coglie quando gli alberi mostrano uno sviluppo definito, adesso la terra non assume più il naturale colore cupo, compatto e triste; la terra è striata da riflessi sulfurei proiettati da un sole inesistente, immaginato in un cielo di prezioso blu zaffiro che il biancore delle nubi incombenti non è sufficiente a celare.

Poi, a sorprenderci con commuovente piacevolezza è un cielo, alba o tramonto, poco importa. Il nero della notte o dell’imminente tramonto, da l’impressione di sottrarsi velocemente al sorgere della luce, oppure iniziare ad invadere timidamente il mondo che s’abbuia, orfano del giorno.

Rosso violento, giallo intrigante, nero triste, segnato da lievi ferite di timido azzurro, compongono l’inevitabile sfondo ad un paesaggio primigenio, quando il caos delle origini iniziava a ricomporsi in un ordine coerente, in attesa dell’avvento umano, promessa di “tempi” fantastici, viceversa deludente caos di sentimenti e valori altruistici.

Questa è un’alba in tutto il suo incendio di rosso purpureo striato di giallo solare, il cielo che si colora sottraendosi al nero della notte, si specchia in un mare placido, dominato dalle imponenti gru portuali in nere silhuette e prossime ad animarsi e dare vita ad un nuovo giorno dedicato al lavoro creativo e, in distanza, si staglia la scura sagoma imponente della lontana costiera, il monte della diruta Soluto ed il misterioso massiccio di Capo Zafferano, naturale cortina a chiudere il vasto golfo di Palermo.

L’animo romantico dell’artista ingentilisce il suo mondo creativo in composizioni floreali che, come soggetto, sono l’antitesi dei paesaggi aspri, nei contenuti e nelle cromie. Il viola degli iris si frantuma nel gentile apparire dei pistilli di un bel giallo aranciato, il verde intenso dello stelo insinua dubbi e domande sospese.

Questo è il mistero fantastico della natura selvaggia, aspra, a volte tragica e crudele, ma sempre ispirata a logica sincera, coerente sia nella gioia che nel dolore… la bellezza armonica e pura di un nudo femminile; nulla in quei corpi suggerisce impulsi men che puri come null’altro esprime la perfezione del Creato, bellezza intrisa da commuovente e poetica bellezza.

articolo del 18/4/09 siciliainformazioni
 

- LAURA RICCOBONO  E LA SUA  "FORESTA  INCANTATA"  UNA  MOSTRA   A  PALERMO -